Un presidente degli Stati Uniti che alla CNN dice che i mercati finanziari dovrebbero preoccuparsi perché l’altra parte politica vuole portare il paese al default tecnico, dovrebbe creare panico… ed invece…
Per adesso è solo un temporaneo shutdown, ma il 17 ottobre si riproporrà il problema dell’innalzamento del tetto del debito, e un mancato accordo potrebbe portare a conseguenze difficilmente ipotizzabili…
Il costo di questo arresto costerà tra lo 0,2 al 2% del PIL… difficile da quantificare in quanto dipende da quanto ancora l’arresto si protrarrà, ma qui ci sono alcune stime. La società di ricerche di mercato IHS dice che una settimana costerà lo 0,2% del PIL. Ventuno giorni costeranno dallo 0,9 all’1,4% del PIL, mentre la Bank of America dice che due settimane equivarranno allo 0,5 per cento e tutto ottobre costerà il 2 per cento del PIL… e non è poco in un’economia che era sulla buona strada per raggiungere l’1,6 per cento di crescita annuale dopo il 2,5 per cento del 2012.
L’US Bureau of Labor Statistics ha comunicato che durante lo shutdown non raccoglierà e quindi non pubblicherà i dati sul mondo del lavoro statunitense (non farm payrolls e tasso di disoccupazione di settembre), quindi oggi nessun rilascio è in programma.
Il segretario al Dipartimento del Tesoro, Jacob Lew, ha già fatto sapere che le misure straordinarie in essere per mantenersi al di sotto del limite massimo per il debito (16,7 miliardi di dollari) potranno continuare al massimo entro il 17 ottobre e che in assenza di un accordo tra repubblicani e democratici tra il 22 e il 31 ottobre negli Stati Uniti potrebbero scattare il default tecnico e il conseguente downgrade da parte delle agenzie di rating.
Se prendiamo in esame il grafico della Volatilità Implicita, riusciamo a leggere piuttosto bene la situazione, con l’accordo sul filo di lana lo scorso dicembre (e il repentino crollo della volatilità implicita) ed un VIX oggi che sta riportandosi su valori simili a quello visti in quell’occasione.
I casi, quindi, sono due: continuerà il muro contro muro fra Repubblicani e Democratici che porterà l’America, dalla metà del mese, al default tecnico, oppure il braccio di ferro, che oggi si gioca sull’ ”Obama Care” , vedrà una delle due parti cedere e un VIX ritornare sui minimi… Con un indice di Volatilità sopra a 17 oggi non punterei su una prosecuzione di questa salita, anche se ritengo molto probabile che potremo vederlo raggiungere i precedenti massimi oltre zona 20 punti… ma ritengo meno rischioso stare alla finestra e puntare su una sua discesa, quando arriveremo più prossimi alla deadline sul default tecnico e si troverà un accordo per evitare tale scenario. Non ci sono mai “certezze” sui mercati, ma lo scenario di un accordo è quello più probabile, nonostante le dichiarazioni delle parti politiche coinvolte oggi facciano pensare che nessuna delle due cederà di un millimetro… ma chi vorrebbe prendersi la responsabilità di un Default, con tutto quello che potrebbe derivarne sui mercati?